sabato 22 marzo 2008

Pantera

Onde di erba si inseguono sui prati sospinte dal vento.
D'un tratto un'ombra scura si fa strada nella savana.
E' ancora lontana.
La guardo attentamente. Ne osservo le movenze, non si è ancora accorta di me.
Da queste parti è divenuta ormai una leggenda; da quando è arrivata, 4 anni fa, si è fatta subito notare.
In ogni momento si parla solo di lei, ogni istante penso solo a lei.
Non è sola: piccole iene le danzano intorno sperano di divorare briciole dei suoi pasti, ma non mi avranno. A volte una tenta di morderla sul collo, ma lei si ritrae furtiva; cammina in mezzo ad un branco di gnu, una gazzella le attraversa la strada trotterellando.
Anch'io erro per questa distesa, solitario, cercando non so bene che cosa; o forse lo so.
Fu così che quel giorno, circa due mesi fa, mi avventurai nella boscaglia, forse per cercarla. Ed alla fine la trovai.
Sembrava distratta, intenta a scherzare con la solita banda che la segue, stavo per andarmene quando, accortasi di me, mi si fece incontro, arrivai quasi ad accarezzarle il muso, poi d'improvviso si ritrasse e scomparve.
Ora però conosceva il mio odore.
Eccola adesso, mi ha visto, sono solo. Si avvicina veloce, mi è sopra, i suoi artigli sono nel mio petto, il mio cuore urla di dolore stretto dalla sua morsa, non così la mia voce. Mi è rimasta tutta in gola. Basterebbe così poco, un grido, una supplica, e forse, allenterebbe la presa.
La mia mano fruga nel terreno accanto a me, eccola, l’ ho trovata, la mia ultima speranza, la mia stilografica. Forse leggendo queste righe, capirà che non voglio e non posso farle alcun male. A meno che colpirla al cuore con queste parole, sporche d'inchiostro, possa ferire la Mia amata Pantera.

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